
C’era solo un modo per scoprire se Neoneli meritasse a pieno titolo la sua fama di “Provenza della Sardegna”: trattenersi a lungo ad Avignone, Aix-en-Provence e Orange, e poi, subito dopo, prendere l’aereo: atterrare a Cagliari e visitare questo piccolo paese ai confini fra la provincia di Nuoro e quella di Oristano: per verificare di persona, con le recenti emozioni provenzali ancora fresche nella memoria, l’effettiva validità di tanta ambizione.
Dunque, l’ho fatto.
Neoneli è un paese antico, conosciuto ai più per i suoi Tenores, ma dimenticato da troppi e sottovalutato, forse, anche dai suoi stessi abitanti i quali, spesso, sembrano non rendersi conto della meraviglia e dell’incanto che il destino mette ogni giorno a loro disposizione con abbondante generosità. La trachite rosa che costituisce quasi tutte le case del centro storico rende Neoneli un luogo arcaico, ma gentile. Severo, eppure disposto ad accogliere la primavera fin dentro ai più remoti interstizi delle proprie pietre. Il resto lo fa una campagna densa di asfodeli fioriti, erica, germogli di fico, peri selvatici, e vigneti che, a perdita d’occhio, si risvegliano dal torpore invernale come farfalle che spuntano dai loro bozzoli.

Neoneli, il paese rosa.
Ci sono poi le donne: che si ritrovano armate di piumini colorati a spolverare con religiosa devozione le statue di Cristo e della Madonna custodite nella chiesa parrocchiale di San Pietro, c’è la polizia barracellare che vigila sui ladri di bestiame (ma tiene anche pulite le strade), e ci sono i circoli di paese con il televisore grande e le notizie di cronaca nera commentate a voce alta dai presenti. Colpevole? Innocente? Ladro? Assassino? Le opinioni, diversissime, vengono dibattute a voce alta fino a coinvolgere, talvolta, la figura del banconiere.
In pieno stile British c’è una selezione inaspettatamente variegata di tè raffinati.
E, poi, il silenzio, i profumi, i raggi del sole a pizzicare il volto, la frescura protetta dalle secolari mura della chiesa, l’aria di montagna, i greggi ordinati, la struggente nodosità delle querce, le fontane d’acqua gelida, gli inattesi pozzi, i numeri civici fiammanti (scritti in blu e bianco), le case disabitate dall’uomo (ma non dalla natura) gli intonaci azzurri alle pareti (il cielo in una stanza), la piazza del mercato, i sentieri nel bosco, una piccola upupa, i cinghiali e i cervi protetti dal parco di Assai, il sughero (saggio ma non stanco), gli enormi buoi al pascolo, gli alberi grondanti di limoni (che hanno un sapore sconosciuto ai clienti dei supermercati), le donne anziane con le caviglie grosse, la fila dal pescivendolo (che apre solo due volte a settimana), i lunghi tragitti in automobile pur di accedere a un bancomat, a una lavanderia, o magari a una palestra, il sapore forte del vino locale, l’assenza di ogni superflua modernità, il fumo che fila via dai camini accesi nonostante la stagione, le pardule appena sfornate dalla vicina, il pane fatto in casa (che profuma d’infanzia e di nostalgia) la bottega di signora Antonietta con la bilancia ottuagenaria e i detersivi lontani dagli alimentari “come vogliono le guardie”.

Pecorelle in festa a Neoneli
E, ancora, le feste in maschera nella lindissima scuola materna, il velo candido della suora, la timidezza dei bambini di terza elementare, i loro sogni semplici: il desiderio di diventare cavalieri, suonatori di organetto, o, magari, poliziotti. Le cene semplici delle famiglie numerose: un tegame di pasta e fagioli, il camino accesso, la nonna anziana che tossisce e, comunque, nonostante tutto, l’armonia che regna.
Neoneli è così: un guscio privilegiato. Uno scrigno di semplicità e di bellezza che non solo assomiglia alla Provenza, ma con lei può perfino gareggiare.

Neoneli: la Provenza è in Sardegna!
Certo: è proprio così! Solo che a Neoneli non ci sono alberghi e quindi esiste il privilegio di poterla visitare senza l’infernale calca dei turisti che intasa Aix-en-Provence, volgarizzandone il fascino millenario, violentato a ogni angolo da pacchiani negozi di souvenir, da fontane medievali utilizzate per tenere in fresco le bottiglie di champagne venduto nei troppi bistrot che, come parassiti, infestano la città spingendo i loro rigatoni al sugo a millimetri dalle secolari mura della cattedrale.
Ebbene: a Neoneli questo aspetto oscuro della Provenza non c’è. Ecco perché la sua anima è perfino più pura, più autentica, più forte e più distillata.
Certo: qui non troverete il Palazzo dei Papi e nemmeno il Teatro romano di Orange. Né ci saranno arene ad accogliervi, o resti di terme imperiali.
Eppure ci sarà l’incanto dell’atmosfera provenzale: con in più un asso nella manica.
Si tratta de “Sa Crabarissa” una fra le più emozionanti rocce della Sardegna. Una pietra enorme, granitica, e custode di una suggestiva leggenda popolare.

Sa Crabarissa
Si narra infatti che, tanto tempo fa, durante la transumanza invernale, un pastorello di Austis si innamorò di una ragazza di Cabras. I due si giurarono amore eterno e si scambiarono i doni di fidanzamento per suggellare la loro unione.
In seguito, con l’arrivo della bella stagione, la ragazza di Cabras affrontò un lungo e faticoso viaggio pur di giungere ad Austis, incontrare il suo fidanzato e unirsi a lui in matrimonio. Purtroppo, però, giunta in paese, non tardò a scoprire che il bel pastorello, nel frattempo, si era sposato con un’altra donna.
Il dolore e la disperazione furono tali che la ragazza si pietrificò all’istante.
Oggi “Sa Crabarissa” con i suoi cinquanta metri di imponenza è una roccia granitica in bilico tra il confine di Austis e quello di Neoneli. La sua forma richiama alla mente il costume popolare indossato dalle ragazze di Cabras.
Avere il privilegio di poterla ammirare dal vero è un’esperienza doverosa verso le nostre possibili emozioni.
Il fatto che la roccia sia contesa tra il comune di Austis e quello di Neoneli (dal momento che pare trovarsi esattamente in bilico tra i due territori) è un fatto tutto sommato irrilevante per l’anima: ma comunque capace di accalorare gli animi dei paesani che, come è giusto che sia, tentano di contendersi la paternità de “Sa Crabarissa” in una sorta di diatriba che, per fortuna, nulla toglie alla potenza e alla forza del suo incanto, inspiegabilmente sfuggito all’attenzione dell’Unesco: che non sbaglierebbe a inserirla come Patrimonio dell’Umanità nel suo prestigioso elenco, generosissimo d’attenzione verso la Provenza, ma (bisogna pur dirlo) assai negligente verso le meraviglie della nostra amata Sardegna.
NICOLA LECCA
© Nicola Lecca – Tutti i diritti di foto e testi riservati e trattati in esclusiva da “The Italian Literary Agency” di Milano.
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Buona lettura a tutti voi!
Nicola
http://www.nicolalecca.it
Questo reportage su Neoneli è stato in precedenza pubblicato su “L’Unione Sarda”
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